Viaggio in cucina tra ricordi, esperienze, persone, luoghi.

La semplicità nella Cucina Italiana con la ricerca di materie prime di qualità e provenienti da Agricoltura Biologica e Biodinamica.

Mi piace mangiar bene e condividere la gioia del cibo e dello stare assieme, mi piace fotografare, mi piace la natura con i suoi colori e i fiori, e con le sue stagioni.

Mi piace accogliere, ascoltare, raccontare, voler bene …

continua...

giovedì 19 gennaio 2017

Torta Soffice all’Arancia


Per le mie ricette mi faccio spesso ispirare dai frutti di stagione.
 
Le belle e preziose arance di Sicilia si prestano per molte preparazioni. 

Questa è una torta molto semplice, molto soffice e molto buona!


Ingredienti  (da Agricoltura Biologica):
  • 300 g di farina di grano tenero tipo “0” (nel mio caso “Girolomoni” – Oltre il Biologico – da Grani  coltivati in Italia)
  • 200 g di zucchero  (io uso  quello di canna chiaro)
  • 5 uova
  • 180 ml di succo d’arancia
  • 120 ml di olio di germe di mais o di girasole
  • La scorza di ½  arancia non trattata
  • 2 cucchiaini di lievito per dolci  Cremor Tartaro
  • La punta di un cucchiaino  di  Cannella in polvere
  • La punta di un cucchiaino  di  Zenzero in polvere
  • 1 presa di  sale
  • Zucchero a velo q.b.


Iniziate con l’accendere il forno, in modo da portarlo alla temperatura di 150-160° (statico).
Ed imburrate ed infarinate uno stampo per torte di 26 cm di diametro (così poi lo trovate già pronto).


Preparazione:

1. Separate i tuorli delle uova dagli albumi,  e mettete i tuorli in una terrina con lo zucchero e gli albumi in un’altra terrina con la presa di sale.
Questa operazione, che sembra semplice, richiede precisione perché non vi deve essere traccia di tuorlo negli albumi, altrimenti non montano.

2.Con lo sbattitore elettrico iniziate a montare a neve gli albumi, quando cominciano a montare aggiungete un cucchiaino di cremor  tartaro e riprendete con lo sbattitore, finchè gli albumi non saranno ben sodi; coprite la terrina e mettetela al fresco.


3.Ora lavorate i tuorli e lo zucchero con lo sbattitore elettrico,   fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. 
4. Aggiungete il succo d’arancia, l’olio ed amalgamate bene il tutto.
5. Unite poco alla volta la farina setacciata, la raspatura di ½ buccia d’arancia, la cannella, lo zenzero ed il restante lievito cremor tartaro. 
Un consiglio: se l’essenza della buccia d’arancia non vi piace potete evitare di metterla, con il solo succo l’aroma resta molto delicato.
Amalgamate bene tutti gli ingredienti.


6.Prendete gli albumi montati a neve ben soda ed incorporateli delicatamente al composto, mettendone un po’ per volta e mescolando con cucchiaio dal basso verso l’alto.


7.Versate il composto nello stampo, precedentemente imburrato ed infarinato.

8. Infornate nel forno preriscaldato a 150-160° per 40-50 minuti; per la temperatura ed il tempo di cottura, regolatevi in base al vostro forno, ma non apritelo prima che siano trascorsi 30 minuti.
9.Quando  la torta sarà  dorata, toglietela dal forno e controllate la cottura con uno stuzzicadenti, 
che infilerete al centro della torta e se esce asciutto vuol dire che la torta è cotta altrimenti rimettetela in forno per altri 5-10 minuti.
Di solito quando le torte sono cotte al punto giusto si staccano un po’ dai bordi della teglia.

10.Sfornate la torta ed attendete qualche minuto prima di toglierla dallo stampo.  
Fatela raffreddare su una griglia.

Spolverizzate la torta con lo zucchero a velo.
Ed ora assaporate questa soffice torta con un buon infuso o con un caffè!



A presto!  Antonella


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mercoledì 18 gennaio 2017

Zuppa di Lenticchie con Cavolfiore Violetto e Crostini

Per scaldare queste fredde giornate invernali cosa c’è di meglio di una buona zuppa calda e nutriente!

Ingredienti  da Agricoltura Biologica:
  • 200  g di Lenticchie di Montagna     (nel mio caso “Girolomoni” – queste lenticchie di eccellente qualità, tipiche del centro Italia, sono piccole, hanno la buccia sottile, non richiedono l’ammollo e tempi di cottura lunghi)
  • 1 Porro
  • 1 gambo di Sedano
  • 2 Carote medie
  • 2 Patate medie (nel mio caso patate rosse)
  • ½ Verza
  • cimette di  Cavolfiore Violetto q.b.
  • 1 foglia di Alloro
  • Peperoncino q.b.
  • Olio extra vergine di oliva spremuto a freddo (nel mio caso “Girolomoni”)
  • Sale q.b.
  • 2-3 fette di pane, possibilmente integrale, per i crostini

Preparazione:
  • Mettete a scaldare un pentolino con dell’acqua, in modo da averla pronta per aggiungerla alla zuppa.
  • In una casseruola (se ce l’avete di terracotta) mettete sul fondo 4-5 cucchiai di olio extra vergine d’oliva, la foglia di alloro, il trito della parte più  tenera del porro e del gambo di sedano e le carote tagliate a dadini.
  • Salate leggermente.

  • Lavate e pelate le patate, tagliatele a dadini ed unitele al resto; fate insaporire mantenendo sempre una fiamma medio-bassa.

  • Mettete le lenticchie in un colino e lavatele bene sotto l’acqua corrente.
  • Fatele sgocciolare bene ed unitele al resto delle verdure nel tegame, alzate leggermente la fiamma per far riprendere il bollore e fatele insaporire;  mescolate sempre delicatamente con un mestolo di legno.

  • Aggiungete poca acqua calda (dal pentolino che tenete sul fuoco).
  • Pulite e lavate ½ verza, tagliatela a listarelle ed aggiungetela al resto.

  • Lasciate insaporire per qualche minuto, mettete qualche scaglietta di peperoncino e regolate di sale.
  • Coprite le lenticchie ed il resto delle verdure nel tegame con l’acqua calda del pentolino e fate riprendere il bollore.
  • Coprite il tegame e lasciate sobbollire.
  • Nel frattempo pulite e lavate le cimette del cavolfiore ed unitele alla zuppa.
  • Mescolate e fate cuocere ancora per circa 10-15 minuti.


Mentre la zuppa cuoce preparate i crostini:
  • tagliate a dadini il pane, preferibilmente integrale;
  • in una padella antiaderente fate scaldare qualche cucchiaio di olio extra vergine d’oliva ed a piacere qualche erbetta aromatica secca o fresca tritata finemente (rosmarino, salvia, timo, origano,  oppure uno  spicchio d’aglio o sale alle erbe).
  • Unite i crostini e fateli saltare con la fiamma vivace, facendo attenzione a non bruciarli.
  • Sono pronti quando avranno un colore dorato e saranno un po’ croccanti.

Intanto la zuppa ha terminato la sua cottura, spegnete il fuoco e lasciatela riposare, 
coperta per 5-10 minuti.

Servitela con i crostini di pane ed un filo d’olio extra vergine d’oliva.


E …  Buon appetito!  Antonella



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giovedì 5 gennaio 2017

La “Pinza” – dolce della tradizione Veneta

Oggi ho fatto la “Pinza”, dolce della tradizione Veneta,  per il “PAN  e VIN “ (la “pinza” sta per il “PAN” ed il “vin brulè” per il “VIN”)!
Questa sera qui nella Marca Trevigiana si accendono i falò del “Pan e Vin” ed è tradizione popolare che non manchi questo dolce!
Il fuoco del “Pan e Vin” ha un significato purificatore, cancella tutto il male dell’anno passato e le cose vecchie, preparando così il posto al nuovo e alla rinascita.
I contadini sanno ben riconoscere l’andamento stagionale e fanno presagi sul futuro dell’anno nuovo osservando la direzione presa dalle faville e dal fumo, che spesso sono protagonisti delle filastrocche.
“Se le faìve va al garbin 
parécia el caro pa ‘ndare al mulin. 
Se le faìve va a matina, 
tol su el saco e va a farina.
Se le faìve va a sera,
la poenta impiega la caliera.”

Secondo la tradizione popolare il vento che trasporta con sé il fumo e le faville del falò indicherà come sarà il nuovo anno appena iniziato. È conoscenza popolare che il “garbìn”, vento vorticoso con direzione sud-est, annuncia la pioggia, essenziale per preparare i campi al prossimo raccolto, mentre il vento “fùrlan”, da nord-est, porta tempo asciutto, il terreno sarà quindi arido.

La “pinza” o “pinsa”, dolce ancestrale, era il dolce per eccellenza del Natale, fatto col pane comune, ma arricchito per propiziare abbondanza e prosperità. Tanto antica è la “pinza” che il suo etimo è molto incerto, forse lo stesso di pizza (latino pinsere, ”schiacciare, macinare”), trattandosi di un dolce piuttosto basso.
Oggi, nell’era dei dolci industriali, in cui un po’ di saggezza contadina è rimasta – e forse giocoforza tornerà – la “pinza” era anche un modo per utilizzare avanzi di frutta secca, e prodotti tipici delle feste.
Essendo cucina popolare le varianti sono molte.
Questa è mia versione di questo antico dolce popolare!

Ingredienti  (da Agricoltura Biologica):
le dosi sono indicative,  poco più o poco meno di un ingrediente non fa la differenza; per la frutta secca usate quella che avete a disposizione, io ne ho indicate alcune, ma vanno bene anche altre come pinoli, prugne secche …
  • 500 g circa di pane raffermo (anche di più tipi: bianco , integrale, alla zucca …)
  • 500 ml di latte
  • 500 ml di acqua
  • 4-5 cucchiai di zucchero  (io uso  quello di canna chiaro)
  • 100 g di uva secca
  • 150 g di fichi secchi
  • 100 g di gherigli di noci
  • 50 g di nocciole (meglio se tostate)
  • 50 g di mandorle (meglio se tostate)
  • 100 g di cioccolato fondente
  • 2 cucchiai di cacao amaro
  • 2 mele
  • La scorza di ½  limone non trattato
  • La scorza di una arancia non trattata
  • 1 cucchiaino di Zenzero in polvere
  • 1 cucchiaino di Cannella in polvere
  • ½ cucchiaino scarso di  sale
  • ½ bicchierino di grappa o di liquore all’anice
  • Alcuni semi di anice stellato pestati al mortaio
Preparazione:
  • Mettete in una pentola il latte, l’acqua e lo zucchero e scaldate il tutto.
  • Tagliate il pane raffermo in piccoli pezzi, mettetelo in una ciotola capiente e bagnatelo con il latte e l’acqua caldi.
  • Coprite con un canovaccio o con un piatto e lasciate riposare per qualche ora, finchè il pane avrà assorbito tutto il liquido; (questa operazione potete farla anche la sera prima per il giorno dopo).  

Quando il pane sarà pronto:
  • Accendete il forno, in modo da portarlo alla temperatura di 150-160°.
  • Imburrate ed infarinate la teglia (preferibilmente rettangolare); per  ridurre i tempi di cottura, io ne uso due di piccole.

Preparate gli altri ingredienti:
  • mettete in ammollo l’uva secca in acqua tiepida;
  • lavate, pelate e fate a pezzettini le mele;
  • tagliate a pezzetti i fichi secchi, l’altra frutta secca ed il cioccolato fondente.
  • Con l’aiuto di un frullatore ad immersione, frullate ed amalgamate bene il pane.
  • Unite quindi al composto: il cacao, la frutta secca a pezzetti, l’uva secca risciacquata ed asciugata, il sale, gli aromi, le bucce del limone e dell’arancia grattugiate (non la parte bianca).


Unite anche le mele a pezzettini.


Ed il cioccolato a pezzettini.


Mescolate il composto ed amalgamate bene tutti gli ingredienti.
Versate il composto nello stampo, precedentemente imburrato ed infarinato.

Infornate nel forno preriscaldato a 150-160°.
Cuocete la “pinza” per  1 ora circa,  anche di più se utilizza una unica teglia; 
controllate di tanto in tanto.


Quando  l’impasto si sarà  leggermente staccato dai bordi della teglia ed avrà formato una sottile crosticina, la “pinza” è cotta.
Sfornatela ed attendete qualche minuto prima di toglierla dallo stampo.
Fatela raffreddare su una griglia.


Servitela con del buon “vin brulè” o con una cioccolata calda e buona fortuna a tutti!

Antonella

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mercoledì 4 gennaio 2017

Spaghetti con Scampi alla “Busara”

Un viaggio nella storia e nelle tradizioni
 delle “Tre Venezie”!

Dalla città istriana di Fiume con il suo mare ricco dei pregiati scampi, passando per Trieste, questa ricetta approda nella Serenissima Repubblica di Venezia.

La storia culinaria di Venezia è fatta di ricette semplici ma allo stesso tempo ricche di sapori, racchiusi in una tradizione che si tramanda da secoli. Gli spaghetti alla “Busara”, un primo piatto a base di scampi le cui origini dalmate e istriane si fondono con quelle veneziane, oggi è considerato uno dei piatti peculiari della cucina veneziana.


L’origine del nome “Busara”
Il nome “buzara” o “busara”  ha più interpretazioni; per alcuni significa “bugia” - “inganno”, perché i pescatori veneti cucinavano con pomodori e vino gli scarti degli scampi spacciando il piatto per una prelibata zuppa di crostacei; per altri il nome deriva dal recipiente di coccio usato a bordo dei pescherecci per cucinare, chiamato appunto “busara”.
Le origini istriane
Secondo la testimonianza che ci ha lasciato Antonio Papadopoli, attore comico e gastronomo veneziano vissuto nel XIX secolo tra la Dalmazia ed il Veneto, la “busara” è nata a Fiume, dove da sempre vengono pescati scampi considerati tra i più pregiati. Nel volume Gastronomia Sperimentale, del 1866, Papadopoli scrive: “Un giorno intesi un forestiero che facendo gli elogi della città di Fiume diceva: «Oh benedetto Fiume, le sue donne, i suoi Scampi!». 
Io invece secondo il mio gusto esclamerei: «Benedetto Fiume per il suoi Scampi prima, e per le sue donne dopo»”.
La ricetta degli Škampi  na  buzaru” , molto antica, non prevedeva l’uso del pomodoro ed era preparata soltanto con pangrattato, olio, aglio, vino bianco e una spolverata di prezzemolo tritato.

Così, secondo le testimonianze lasciate da Antonio Papadopoli (Zara 1845 - Verona 1899), ai  tempi della “Serenisima Republica de Venesia”,  i cuochi di Venezia avevano a disposizione i gustosi scampi pescati nel mare
 antistante la città di Fiume.

Qualunque sia la sua origine, ciò che è certo è che questa ricetta è un’esplosione di profumi ed ha un sapore sublime!  
Ed ecco la mia versione degli spaghetti alla “Busara”!


Ingredienti  (da Agricoltura Biologica) per  4  persone:
  • 350  g di Spaghetti di semola di grano duro italiano - (nel mio caso:  Spaghetti  “Girolomoni”)
  • 12/15 scampi freschissimi (per il numero regolatevi in base alla dimensione degli scampi)
  • 250 g circa  di  passata di pomodoro, oppure pomodori pelati o se in stagione pomodori freschi maturi (nel mio caso: Passata di Pomodoro da spremitura del pomodoro fresco “Girolomoni”)
  • 1 foglia di alloro
  • 3 spicchi d’aglio
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • Olio extra vergine di oliva spremuto a freddo, q.b.
  • Peperoncino q.b.
  • Sale q.b. 

Preparazione:
  • Mettete a bollire abbondante acqua.
  • Pulite e lavate bene con acqua fredda corrente gli scampi e metteteli a sgocciolare in uno scolapasta.

  • In una capiente padella mettete: olio extra vergine d’oliva, la foglia d’alloro, gli spicchi d’aglio leggermente schiacciati e privati dell’anima e poco peperoncino in scaglie.
  • Aromatizzate l’olio a fuoco moderato, ed adagiatevi gli scampi.
  • Ravvivate la fiamma e salate leggermente, dopo circa 5 minuti sfumate con il vino bianco e fate evaporare.
  • Sgocciolate gli scampi e metteteli momentaneamente da parte.

  • Togliete l’aglio dal liquido degli scampi ed unite la passata di pomodoro, regolate di sale e fate cuocere per una decina di minuti.
  • Nel frattempo l’acqua avrà raggiunto il bollore:  salatela e buttate gli spaghetti. Fateli cuocere al dente (6-7 minuti).

  • Rimettete gli scampi nel sugo e fate cuocere ancora per 5 minuti.
  • Aggiungete il prezzemolo tritato.
  • Scolate gli spaghetti e fateli saltare nella padella con gli scampi. 


Serviteli ben caldi!


E …  Buon appetito!  Antonella



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