Viaggio in cucina tra ricordi, esperienze, persone, luoghi.

La semplicità nella Cucina Italiana con la ricerca di materie prime di qualità e provenienti da Agricoltura Biologica e Biodinamica.

Mi piace mangiar bene e condividere la gioia del cibo e dello stare assieme, mi piace fotografare, mi piace la natura con i suoi colori e i fiori, e con le sue stagioni.

Mi piace accogliere, ascoltare, raccontare, voler bene …

continua...

martedì 21 febbraio 2017

Sintonizziamoci con il Ritmo della Natura e con la Stagionalità dei suoi Frutti!

Manca un mese al primo giorno di Primavera: 
siamo ancora in Inverno!
In questi tempi, in cui tutti agiscono freneticamente, mi sembra che si corra e si spinga tutto oltre natura; per raggiungere cosa mi chiedo?
A quale meta si vuole arrivare e a quale gara stiamo partecipando?

La natura ci insegna il tempo della cura, il tempo del riposo, il tempo dell’attesa, e pure il tempo dell’ Inverno;  e dopo la stagione dell’inverno arriva la Primavera che esplode con tutta la sua forza e tutto rinasce.
Spesso sento affermazioni come: “questa primavera che stenta ad arrivare” … “il tempo è ancora incerto” … Ma che ansia! 
Siamo in inverno e lasciamo che l’inverno faccia la sua parte!

Lasciamo che  dentro e fuori di noi le stagioni abbiano il loro tempo, il loro spazio!
Ho vissuto la mia infanzia a stretto contatto con la natura ed ho imparato il ritmo delle stagioni, attraverso il mutare dei colori, il freddo ed il caldo, la durata del giorno e della notte, i gesti rituali ed antichi della cura della terra e delle piante, la fioritura ed i frutti spontanei della terra. Ho sperimentato la fatica, l’attenzione alle piccole cose, l’accontentarsi di cose semplici ed il gioirne assieme; ho imparato l’essenzialità e la semplicità del vivere ed i sapori veri e puri del buon cibo.
Ho compreso che ogni stagione ha il suo perché!
Ricordo mio padre che, in autunno ed in inverno, con gesti sapienti potava le sue viti arrampicate sulle ripide colline di Santo Stefano di Valdobbiadene; con passione e pazienza curava una vite dopo l’altra, finchè i lunghi filari risultavano tutti belli ordinati, quasi a sembrare dei ricami su di una tela antica.
Anche mia madre lo aiutava, raccogliendo i tralci lasciati a terra;  poi, al primo imbrunire, prima di rientrare in casa, si bruciavano con piccoli fuochi i tralci raccolti; dal cortile della mia casa, posta sopra una collina, potevo vedere tutti quei piccoli fuochi che, come riti ancestrali, bruciavano il vecchio per far spazio al nuovo che sarebbe arrivato!
In inverno anche i semi riposano sotto terra e, se arriva la neve, è molto utile perché  li protegge dal gelo; quando poi la neve si scioglie, bagna il terreno in profondità dando vigore alle piantine che cresceranno in primavera.
“Se il chicco di grano non cade in terra e non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto” ( Gv 12,20-33).
Non è il solo insegnamento che Gesù trae dalla vita dei contadini.
Il Vangelo è pieno di parabole, immagini e spunti tratti dall’agricoltura che era a suo tempo (ed è ancora oggi per diversi popoli) la professione che occupa il maggior numero di persone. Egli parla del seminatore, del lavoro dei campi, della mietitura, di grano, vino, olio, del fico, della vigna, della vendemmia… (cit.)

Credo che la ricchezza dello sperimentare la vita contadina sia impagabile e che tutti dovrebbero poterla provare almeno una volta nella vita!
Avere cura della natura e dell’ambiente in cui viviamo vuol dire anche conoscerne e rispettarne i ritmi ed allo stesso tempo curiamo anche noi stessi.

La stagionalità degli alimenti è un argomento troppo spesso trascurato. 
La natura va ascoltata, osservata e rispettata; forzare i tempi delle colture e consumare prodotti fuori stagione significa pagare un prezzo più elevato in cambio spesso di minor sapore e soprattutto di minori nutrienti.
Ascoltiamo, dunque, il ritmo che ci viene suggerito dalla natura!

L’Inverno ha i suoi frutti con il massimo dei nutrienti per la stagione fredda.


Buon fine Inverno!
Antonella


lunedì 13 febbraio 2017

Frittelle con la Ricotta aromatizzate alla Cannella

A Carnevale ogni dolcetto vale!!!
Semplici da fare, buone e sane da mangiare!
Divertitevi con i vostri bambini!
Una tira l’altra!

Ingredienti  (da Agricoltura Biologica):
  • 200 g di farina di grano tenero tipo “0” (nel mio caso “Girolomoni” – Oltre il Biologico – da Grani  coltivati in Italia)
  • 100 g di farina integrale di grano tenero tipo (nel mio caso “Girolomoni” – Oltre il Biologico – da Grani  coltivati in Italia)
  • 100 g di fecola di patate
  • 250 g di zucchero  (io uso  quello di canna chiaro)
  • 350 g di ricotta fresca (nel mio caso di pecora, ma va bene anche di capra o di mucca)
  • 5 uova (solo i tuorli)
  • 150 ml di latte (questa dose è per  una ricotta asciutta e compatta, se invece fosse morbida e cremosa, usate un po’ meno latte)
  • 2 cucchiaini di lievito per dolci  Cremor Tartaro
  • La scorza di una arancia bio non trattata
  • La scorza di un limone bio non trattato
  • ½ cucchiaino  di  Cannella in polvere
  • 1 presa di  sale
  • Olio di arachidi o di oliva per friggere
  • Zucchero a velo q.b.




Preparazione:

In una terrina setacciate tutte le farine, assieme al lievito.


In un’altra terrina mettete: la ricotta, lo zucchero, il latte, la cannella, la presa di sale e la buccia del limone e dell’arancia (attenzione a non grattugiare anche la parte bianca); 
con una forchetta lavorate bene tutti gli ingredienti fino ad ottenere una crema liscia.

Separate i tuorli delle uova dagli albumi e metteteli nella terrina con le farine, sempre con l’aiuto di una forchetta sbatteteli ed incorporateli nelle farine.


Unite le due preparazioni assieme ed amalgamate bene tutti gli ingredienti, fino ad ottenere un impasto abbastanza compatto.


In un pentolino alto ed abbastanza stretto scaldate abbondante olio per friggere (meglio se di arachidi o di oliva),  portatelo alla temperatura giusta per friggere (dai 180° ai 200° circa,  dipende dal tipo di olio);  attenzione alla temperatura che non deve essere né troppo bassa né troppo alta e non deve raggiungere il punto di fumo; per regolarmi io metto nell’olio una “scorzetta” di arancia o limone
e quando inizia a friggere l’olio è pronto.
Preparate una pirofila o un piatto con vari strati di carta da cucina assorbente,
 dove appoggiare le frittelle appena tolte dall’olio.

Con un cucchiaino  prendete un poco d’impasto,  e con l’aiuto di un altro cucchiaino formate delle palline della dimensione di una noce ed immergetele, poche alla volta, nell’olio caldo. 


Poco dopo verranno a galla;  con l’aiuto di una “schiumarola” fatele ruotare su se stesse più volte, finchè avranno raggiunto un bel colore dorato ed uniforme.

A questo punto sono pronte, e con la “schiumarola” toglietele dall’olio, sgocciolatele ed adagiatele nella carta da cucina assorbente.

Continuate con questo procedimento finchè avrete finito l’impasto 
e tutte le frittelle saranno cotte.

Una volta cotte e fatte asciugare bene,
spolverizzatele con lo zucchero a velo.


Irresistibili per grandi e piccini!

A presto!  Antonella

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mercoledì 8 febbraio 2017

Sedani Rigati con Radicchio Tardivo di Treviso, Salmone e Taleggio


In questa ricetta ho messo assieme degli ingredienti con sapori ben definiti ed il risultato è stato sorprendentemente gradevole!


Un po’ di storia di uno dei pregiati “Fiori d’Inverno” Veneti



Il "Radicchio Rosso di Treviso Tardivo IGP"
Ha germogli regolari, uniformi e compatti. La costola dorsale bianca risulta piuttosto grossa ed il lembo fogliare è di un colore rosso vinoso intenso, 
con nervature appena accennate.
Il sapore è leggermente amarognolo, la costa è croccante 
e le foglie saporite e carnose.

La raccolta e la lavorazione
Il pregiato “Radicchio Rosso di Treviso Tardivo” è il progenitore delle altre tipologie di radicchio.
La sua lavorazione è articolata e rigorosa:
la raccolta comincia dal mese di novembre; seguono poi tre fasi di lavorazione: 
la prima è la “Preforzatura”, dove le piante raccolte vengono pulite dalle foglie più esterne e dalla terra residua rimasta ancorata alla radice, poi si formano mazzi da 25-30 piante che tradizionalmente venivano sistemati su due solchi e protetti dalle basse temperature; ora vengono riposti in gabbie retinate, in ambienti con temperatura e umidità idonea alla loro corretta conservazione.
La seconda fase di “Forzatura-imbianchimento”: è fondamentale ed insostituibile, poichè consente di esaltare i pregi organolettici, merceologici ed estetici del “Radicchio Rosso di Treviso tardivo IGP”. I mazzi vengono posti in vasche riempite con 10 – 12 cm di acqua corrente, proveniente dalle falde freatiche, dove sostano per 15-20 giorni, qui i cespi di radicchio formano nuove foglie che mettono in evidenza la colorazione rosso intensa, perdono la consistenza fibrosa, diventano croccanti ed assumono un sapore gradevolmente amarognolo.  
Si finisce la lavorazione con la fase di “Finissaggio e Toilettatura”, che consiste nell’asportazione di tutte le foglie esterne più o meno guaste, alla scortecciatura, sagomata e taglio della radice che va accorciata nella misura massima di un terzo della lunghezza del cespo intero di ogni pianta di radicchio. 
Ultimata questa fase si procede al confezionamento del prodotto.

Ingredienti  (da Agricoltura Biologica) per  4  persone:
  • 350  g di "Sedani Rigati" di semola di grano duro italiano - (nel mio caso:  “Girolomoni – oltre il biologico”)
  • 2 cespi di “Radicchio Rosso di Treviso Tardivo IGP”
  • 1 porro (la parte chiara più  tenera)
  • 200 g di Salmone affumicato di alta qualità
  • 150-200 g di “Formaggio Taleggio”
  • 2 cucchiai di aceto di mele
  • Olio extra vergine di oliva spremuto a freddo, q.b.
  • Curcuma q.b.
  • Sale e Pepe nero q.b.


Preparazione:
Mettete a bollire abbondante acqua per cuocere la pasta.
Pulite e lavate bene con acqua fredda corrente il radicchio e tagliatelo finemente. 
In una padella capiente mettete: olio extra vergine d’oliva ed il porro, precedentemente pulito, lavato e tritato.
Fate ammorbidire con fiamma media, unite il radicchio e i due cucchiai di aceto di mele; mescolate con un cucchiaio di legno.


Regolate di sale e pepe, mettete poca curcuma ed aggiungete qualche cucchiaio di acqua calda, coprite e cuocete per qualche minuto.


Nel frattempo l’acqua avrà raggiunto il bollore:  salatela e buttate la pasta, i nostri “Sedani Rigati”; fateli cuocere al dente per 8 minuti.


In un bicchiere per frullatore ad immersione, mettete il “Taleggio” a pezzettini, due terzi circa del radicchio cotto e 2-3 cucchiai di acqua di cottura della pasta e frullate il tutto riducendo ad una cremina.


Tagliate il salmone affumicato a listarelle, unitelo al radicchio rimasto nella padella e scottatelo velocemente.


Scolate la pasta e mettetela nella padella con il radicchio ed il salmone. 


Unite la cremina di “Taleggio” e radicchio ed amalgamate bene.


Servite questi squisiti “Sedani Rigati” con “Radicchio Tardivo” di Treviso, 
Salmone e “Taleggio” ben caldi!

E …  Buon appetito!  Antonella


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