Viaggio in cucina tra ricordi, esperienze, persone, luoghi.

La semplicità nella Cucina Italiana con la ricerca di materie prime di qualità e provenienti da Agricoltura Biologica e Biodinamica.

Mi piace mangiar bene e condividere la gioia del cibo e dello stare assieme, mi piace fotografare, mi piace la natura con i suoi colori e i fiori, e con le sue stagioni.

Mi piace accogliere, ascoltare, raccontare, voler bene …

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La Storia

Benvenuti a “Tavolino Apparecchiati”!

Perché questo nome? Mi riporta all’infanzia ed ai miei cari genitori che purtroppo ho perso presto, troppo presto! Le mie radici sono contadine, sono nata ed ho vissuto i miei primi 15 anni, in uno dei più bei posti del mondo: in una grande e vecchia casa posta su una collina coperta di antichi vigneti e di bosco; da lassù potevo guardare l’infinito della pianura ed ho vissuto tanto intensamente ogni istante che posso ancora vedere i colori che mutano con il susseguirsi delle stagioni, udire gli uccellini nel bosco ed il gallo che canta all’alba e sentire l’odore del mosto d’uva ed i profumi che vengono dalla cucina dove la mia mamma cucinava. 
La mamma, come le donne di quel tempo, era un esempio di dedizione alla famiglia, alla casa ed al lavoro, perché, oltre a curare la casa in modo certosino, si occupava con amore di tutti noi. Quando poteva aiutava mio padre nei vigneti, ad esempio in autunno raccogliendo i tralci delle viti lasciati lungo i filari dopo la potatura e si occupava degli animali da cortile. Oltre a tutto questo era una brava sarta, perché confezionava abilmente dei bellissimi vestitini per me e per mia sorella, tende ed arredo per la casa e faceva tutte le riparazioni necessarie. Era anche una bravissima cuoca e riempiva di tanto calore il focolare domestico; se dovessi dare una definizione di lei in cucina direi: ordine, pulizia, organizzazione e creatività. Le materie prime che usava erano prevalentemente prodotte nella nostra azienda, quindi non ve ne era una gran varietà, ma sicuramente i sapori erano genuini, gli ingredienti  erano semplici e  stagionali. Mio padre la chiamava “Tavolino apparecchiati”: di frequente rientrando dai vigneti poco prima di pranzo e passando per la cucina, la trovava intonsa e senza nulla di improntato; uscendo e ritornando dopo mezz’ora, trovava la sorpresa di una tavola imbandita di buone pietanze e così sorridendo diceva alla mamma: “Ma sei come Tavolino Apparecchiati”! E per mia mamma questo doveva essere come un’altra dichiarazione d’amore. Ricordo con piacere e con commozione quei momenti, perché non ho potuto godere molto dell’amore e della guida dei miei genitori.
Ma negli anni vissuti nella mia grande e vecchia casa di famiglia, dove i miei avi vi si sono insediati fin dalla fine del '600, infatti la mia è una delle famiglie più vecchie di Santo Stefano di Valdobbiadene; in quel luogo magnifico, sul “Col Vettoraz”, ho imparato le cose più belle ed importanti della vita, come l’attenzione alle piccole cose, il senso della famiglia, la gioia della semplicità, l’educazione ed il rispetto per gli altri, l’amore sconfinato per la natura e la bellezza del creato, il non sprecare nulla, il valore dei gesti e delle parole.
Ho imparato la religiosità dei riti legati alle stagioni, della coltivazione e della cura del raccolto; la nostra vita era completamente imbevuta di tutto questo, vissuta con essenzialità e con rispetto per la terra, e dentro questo vivere non poteva mancare il legame profondo ed indissolubile con Dio e con le tradizioni religiose, consci che l’uomo non può vivere da solo e senza i frutti della terra.
Anche nei momenti più intensi dell’anno, dove non c’era tempo per nulla, come durante la vendemmia dove tutti eravamo coinvolti, non si saltava mai la Messa della domenica.
Per questo i legami con la mia terra natia sono così profondi: la vita intensa della mia infanzia a stretto contatto con la natura e la vita contadina hanno contribuito a sviluppare il mio Bio pensiero, come dice mio marito Fabio.
Allora, la coltivazione era “naturalmente” biologica e così l’alimentazione degli animali allevati. La natura ha già tutti gli elementi in sé, basterebbe ascoltarla, osservarla, curarla e rispettarla; le piante si adattano ai terreni ed al clima, basti pensare alle viti centenarie delle mie colline rocciose, cito San Venanzio Fortunato che di quei luoghi scrisse ”…dove eternamente fiorisce la vite, sotto la montagna dalla nuda sommità…”.
Ma l’uomo sembra non fermarsi di fronte a nulla e l’ambizione ed il profitto lo spingono spesso fino al limite. Col tempo ho assistito a molti cambiamenti portati dalle novità del progresso, che certo devono avvenire per migliorarci, ma hanno introdotto anche in modo sconsiderato troppi veleni, in una visione della realtà limitata e settoriale. Ebbene oggi questo non è più tollerabile e si è costretti a rivedere l’utilizzo di fitofarmaci, fertilizzanti e diserbanti perché la Terra è un bene limitato, e lo stiamo minando in mille modi.
In cuor mio ho sempre pensato che questo agire fosse sbagliato ed ho assistito impotente alle mutazioni del vivere, della società e dell’ambiente. Sono passati solo 35-40 anni da allora, ma i  cambiamenti sono stati numerosi ed accellerati. Cambiamenti anche positivi certo, ma nella ricerca continua del nuovo, ci siamo riempiti di cose inutili e finte, di spazzatura che non sappiamo dove mettere, di superfluo e disvalori; cerchiamo di tappare i buchi dell’anima con cose materiali; abbiamo perso il senso profondo della vita e dello stare assieme che sta nella semplicità delle piccole cose e dei momenti belli di ogni giorno. Ci siamo allontanati dalla natura e da noi stessi.
Oggi sento e leggo continuamente, come fossero delle scoperte  innovative, che bisogna mangiare cose sane, che questo fa bene e che diversamente fa male e c’è sempre di più la ricerca del biologico. Ma che novità! Signori miei avete scoperto l’acqua calda!!! Meglio tardi che mai, ma nel frattempo Madre Terra ci sta presentando il conto.
Stimo moltissimo tutti gli agricoltori che hanno desistito dal voler spingere oltre il naturale gli allevamenti e le coltivazioni, in tempi in cui tanti sembrano prendere la strada più facile. Stimo quelli che coltivano ed allevano con etica, coscienza e passione; ci sono molti giovani che con una nuova consapevolezza e che con entusiasmo investono le loro energie nell’agricoltura biologica e biodinamica e mi auguro che siano sempre di più, perché la Terra ha bisogno di questo.
Da parte mia, dopo che, non per mia scelta, ho dovuto lasciare la mia casa sulla collina, per quello che mi è stato possibile ho sempre cercato e promosso i prodotti Bio e continuo a farlo, ho talmente “rotto le scatole” su questo tema, in particolare a mio marito Fabio e a mia figlia Laura, che lei mi chiamava: mamma Antonella Bio!
Quando compro pasta, farina, pane, pasta, frutta, verdura e tutte le materie prime per le mie ricette, mi piace pensare alle braccia e alle mani callose di chi ha coltivato i campi, raccolto dagli alberi, allevato con amore, rispetto e coscienza per la sostenibilità dell’ambiente, conservando i saperi antichi. Anche per questo dobbiamo avere rispetto, intendo non sprecare, sia per chi ha faticato per produrre, sia per chi non ha quanto noi.


Antonella 

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